Il romanzo, pur con divagazioni di pura fantasia, narra minuziosamente l’intera Spedizione in Oriente che si svolse a cavallo tra il 1366 e il 1367. Amedeo VI “Conte Verde”, su invito di papa Urbano V, desideroso di riportare nell’egemonia cattolico-romana la chiesa ortodossa di Costantinopoli, organizzò e capitanò la spedizione che nonostante il sostanziale disinteresse dei grandi regnanti, ebbe comunque un buon riscontro politico. Lo affiancò nell’impresa buona parte della nobiltà di Savoia e delle terre confinanti che, oltre a fornirgli un ausilio di truppe, lo sostenne decisamente anche nella parte economica. Tra di loro vi era anche Ibleto di Challant che diventa parte importante del romanzo visto che quando tornò dal viaggio, probabilmente ispirato dall’architettura mediorientale, diede il via alla costruzione del castello di Verrès. Seppur con una narrazione fantasiosa, la Stella d’Oriente ne diventa il simbolo che racchiude la ricerca della perfezione architettonica nel corso dell’intero Medioevo. Nel racconto vi è una minuziosa ricostruzione dei personaggi che hanno fatto parte della spedizione e gran parte dei fatti narrati sono accaduti realmente e sono riportati nelle cronache dell’epoca. Va sottolineato oltretutto come per la prima volta venga romanzata la cosiddetta parte bulgara della Spedizione d’Oriente nella quale Amedeo VI fu parte fondamentale nella trattativa con lo Zar per il rilascio dell’Imperatore Giovanni V Paleologo, prigioniero dello stesso. Va sottolineato infine come sull’intero racconto aleggino le figure misteriose ed esoteriche dei Sacri Ordini di San Giovanni e di San Lazzaro, ordini entrambi influenti e peraltro presenti in Oriente negli anni dell’ambientazione. In conclusione, consegnando ai lettori il mio scritto, mi auguro di aver attribuito alla prestigiosa figura del Conte Verde, a Ibleto di Challant e ai vari componenti della Spedizione d’Oriente la giusta rilevanza che impietosamente viene appiattita nella saggistica vera e propria.