Era la fine degli anni ‘60 e mentre la società scopriva le rivolte studentesche, lui, da solo contro il mondo, iniziava il suo personale percorso di formazione umana.
Igino Trisoglio, classe 1926, da Lu Monferrato, Fratello delle Scuole Cristiane, decise di trasformare Villa San Giuseppe, un normale pensionato universitario, in un luogo speciale.
Studiare con profitto era indispensabile per vivere in Villa, ma nemmeno lontanamente sufficiente: serviva molto di più: aderire a un progetto articolato, strutturato nei minimi dettagli, finalizzato alla crescita. Grande conoscitore delle logiche che animano i pensieri e le azioni di generazioni di giovani, l’obiettivo di Fratel Igino era quello di convogliare le loro energie per consentire a tutti di esprimere il proprio potenziale.
Allora scandì la vita della comunità attraverso regole dure per dei ventenni, distribuendo responsabilità, offrendo spunti, richiedendo partecipazione.
Un piano ambiziosissimo che si scontrava con la naturale tendenza dei giovani a seguire l’istinto e a trasgredire. Tenere a bada da soli ventiquattro ore su ventiquattro centoventi ragazzi e ragazze con in mente un obiettivo formativo era una missione impossibile per chiunque.
Fratel Igino lo ha fatto per oltre mezzo secolo, lasciando la porta della sua stanza sempre aperta, giorno e notte, per un consiglio o un conforto. Lui sapeva quali erano gli effetti positivi che sarebbero derivati dal suo progetto. I ragazzi non completamente. Ma lo hanno capito, tutti, anni dopo.
Il sogno di quest’uomo unico, l’attualità della sua visione, la sua incrollabile dedizione, hanno toccato gli animi di chi ha vissuto in Villa.